Il Santuario di San Michele, posto sull’ultima vetta della catena dei Colli Tifatini forma un anfiteatro naturale.
Il Santuario di San Michele è uno dei luoghi di culto dedicati all’arcangelo Michele in Campania.
Esso è posto sull’ultima vetta della catena dei Colli Tifatini che, partendo da Capua, giunge fino a Maddaloni. Esso è sito a 424 metri s.l.m. e costituiva un luogo strategico per i Sanniti, i romani e, infine, i longobardi. Ed è proprio all’epoca dei longobardi che risale il santuario. Fu la Principessa Teodorata di Benevento a sviluppare il culto dell’Arcangelo nel meridione.
Storia e origini del Santuario
Il luogo fu scelto in seguito alla leggenda riguardante l’apparizione dell’Arcangelo ad un giovane pastore intorno al VII secolo.
Questo giovane capraio, mentre era intento a far pascolare il bestiame, si recò verso la vetta più alta, pensando di trovare un alpeggio migliore. Giunto sul posto, vide un giovane che raccoglieva pietre, e decise di aiutarlo. Appena tornò al paese, si accorse che le capre donavano un latte migliore e più abbondante di quanto mai prodotto in precedenza. Allora il capraio tornò sul luogo e chiese al ragazzo chi fosse e perché fosse intento a raccogliere pietre. Quest’ultimo rispose dicendo di essere l’Arcangelo Michele e che desiderava fosse eretta una cappella in quel luogo. Appena il giovane pastore informò la popolazione del lieto incontro, tutti si recarono sul luogo per erigere una piccola cappella in suo onore.
La vicinanza con altri santuari (come Sant’Angelo a Palombara in San Felice a Cancello e San Michele Arcangelo sul monte Virgo, oggi duomo di Casertavecchia), oltre il rivelare la caratteristica di vedette e di fortezze di questi luoghi sacri, essendo tutti sulla medesima altitudine e visibili l’uno dall’altro, manifestano anche la religiosità dei longobardi di affidarsi all’arcangelo per la difesa contro i nemici.
Il Santuario, detto anticamente Eremo, è menzionato per la prima volta nel 969, dall’arcivescovo di Benevento Landulfo. Altre menzioni arrivarono nel 1113 e nel 1178. Si narra inoltre che San Francesco di Assisi, mentre si recava in visita al Beato Agostino a Capua, si fermò presso il Santuario.
Durante il complesso conflitto per unificare l’Italia, il Santuario e l’area circostante vennero occupati dall’esercito Garibaldino, fatto che permise di vincere la battaglia dei Ponti della Valle, passo importante per l’unificazione del Bel Paese.
Dopo l’unità d’Italia, l’edificio fu restaurato per i danni subiti dagli scontri bellici del tempo. Nei primi decenni del Novecento ebbe un’ulteriore intervento di ampliamento, con la costruzione del campanile adiacente.
Lungo i secoli l’edificio subì numerose modifiche ed interventi. Basti pensare che dal 1820 il Santuario raddoppiò di dimensioni, e 36 anni dopo venne eretto un altare marmoreo raffigurante lo stemma di San Michele.
Durante i primi decenni del XX secolo vennero fatti ulteriori interventi di ampliamento, come l’edificazione del campanile.
Descrizione del Santuario
Gli interventi effettuati durante il primo decennio del ‘900 hanno fornito al Santuario l’aspetto neoromanico che oggi possiamo ammirare. Infatti la facciata è disegnata con un protiro schiacciato sormontato da cinque archetti che fungono da loggia e un rosone in cima, al di sotto le falde del tetto, coperto con tegole.
All’interno, una cupoletta e un’unica navata coperta dalla volta a botte, in cui troviamo un crocifisso in legno del XVIII secolo, situato nell’abside del presbiterio, e numerosi affreschi. Questi raffigurano le immagini dell’Immacolata, di Santa Monica e Sant’Agostino.