La settimana scorsa vi abbiamo presentato i Parchi e le Oasi in Campania. Questa settimana vogliamo dedicarci agli amanti del mare, raccontandovi le curiosità che riguardano il nostro splendido territorio.
LE RISERVE MARINE
Punta Licosa è parte della Riserva Marina di Castellabate, da Punta dell’Ogliastro alla Baia del Sambuco. L’isoletta è sotto tutela biologica marina e rappresenta uno dei primi esempi di parco marino in Italia, essendo stato istituito nel 1972.
Il suo nome deriva da una leggenda che racconta della trasformazione della sirena Leucosia che, dopo essersi gettata dalla rupe per un amore non corrisposto, si tramutò in scoglio.
Punta Licosa rappresenta un vero e proprio tesoro sia per la sua fascia costiera che per la riserva marina: spiagge, fondali ed insenature che si fondono in una naturale armonia. L’accesso a Punta Licosa è possibile attraverso due strade poste nelle frazioni di Ogliastro Marina e San Marco di Castellabate. Tuttavia, essa è raggiungibile solo a piedi o in bici e dona ai suoi esploratori panorami incredibili.
I PARCHI SOMMERSI
Il Parco Archeologico Sommerso di Baia è stato istituito il 7 agosto 2002 e si estende lungo il litorale di Bacoli e Pozzuoli.
Alcune delle strutture sommerse al momento sono insabbiate ma sono già state studiate, altre sono state individuate solo tramite foto aeree. Tra i principali edifici sommersi, quelli visibili sono: il ninfeo imperiale di Punta Epitaffio, la villa dei Pisoni, la villa “a protiro”, così chiamata per la presenza di un portico all’ingresso. Inoltre, è possibile vedere i resti di un settore dello spazio urbano, in particolare alcune tabernae, i resti di un complesso termale e una peschiera a pianta semicircolare all’estremità meridionale dell’insenatura. Del Portus Julius, invece, è stata esplorata solo un’area campione.
Gli arredi scultorei di questi complessi edilizi, restituiti grazie agli scavi subacquei effettuati nel secolo scorso, sono attualmente esposti nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei, a Baia. Lo straordinario valore di tali siti è dato non solo dal notevole stato di conservazione dei reperti archeologici, ma anche dal loro valore storico archeologico oggettivo. Inoltre, la presenza di particolari ecosistemi sommersi rendono questi luoghi degli ambienti di valore naturalistico rilevante, quasi come una piccola Atlantide romana.
L’area è sempre aperta ma la visita si può effettuare solo previa prenotazione al centro visite AMP (Area Marina Protetta) Baia.
Il Parco Sommerso di Gaiola è stato istituito il 7 agosto 2002 e prende il nome dai due isolotti che sorgono a pochi metri di distanza dalla costa di Posillipo, nella parte nord occidentale del Golfo di Napoli. Con una superficie di appena 41,6 ettari, il Parco si estende dal Borgo di Marechiaro fino alla Baia di Trentaremi, racchiudendo verso il largo parte del grande banco roccioso della Cavallara.
Il Parco Sommerso di Gaiola deve la sua particolarità alla fusione tra aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici. Infatti, rappresenta un importante sito di ricerca, formazione, divulgazione scientifica ed educazione ambientale per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale del Golfo di Napoli.
Nell’ambito delle attività finalizzate alla valorizzazione e divulgazione scientifica delle risorse naturalistiche e storico-archeologiche dell’Area Marina Protetta, vengono proposti diversi itinerari di visite guidate in compagnia degli esperti del Parco, per riscoprire le meraviglie di questa costa attraverso differenti punti di vista.
LE AREE MARINE
L’Area Marina Protetta Punta Campanella è una riserva marina istituita nel 1997. È situata nella parte settentrionale del Golfo Di Salerno e si estende su una superficie a mare pari ad oltre 1500 ettari, tra il comune di Massa Lubrense e il comune di Positano.
Punta Campanella è un territorio affascinante e misterioso in cui storia e leggenda si fondono: secondo l’Odissea, fu il luogo in cui Ulisse incontrò le Sirene ammaliatrici; ma questo è anche il luogo in cui i Greci innalzarono un tempio alla dea Atena, poi convertito dai Romani al culto della dea Minerva.
Tuttavia, il nome deriva dalla campana che fu costruita in cima alla torre, risalente al 1300, allo scopo di avvistare e lanciare l’allarme in caso di incursioni dei Saraceni che arrivavano dal mare. La “Campanella”, infatti, suonava in caso di allarme propagando il segnale alle altre torri posizionate lungo la costa.
Sul pianoro di Punta Campanella si trova una fenditura nella roccia da dove parte una scalinata che porta fino ad una scogliera collegata ad una serie grotte sul livello del mare. Qui attraccavano le navi cariche di libagioni da offrire alla dea Minerva.
Alzando lo sguardo lungo il costone roccioso, si può anche scorgere una scritta in Osco incisa sulla pietra che indicava il punto di approdo per il Santuario della Dea Minerva.
L’Area Marina Protetta Regno di Nettuno è stata istituita il 27 dicembre 2007 e si estende su una superficie a mare di 11 mila ettari, comprendendo il tratto marino che circonda l’arcipelago Flegreo, formato dalle isole di Ischia, Procida e Vivara. Le tre isole fanno parte di un grande complesso vulcanico tuttora attivo; tale vitalità è testimoniata dalla presenza di numerose fonti termali.
In tutte le zone non sono consentite attività che possono creare turbamento delle specie vegetali e animali, così come è vietata qualunque attività di cattura, raccolta e danneggiamento di reperti archeologici e di formazioni geologiche.
Il Regno di Nettuno deve la sua incredibile ricchezza anche alla sua particolare posizione su di un importante confine che divide l’area settentrionale del mediterraneo da quella meridionale. Tale fenomeno fa sì che vi sia la compresenza di tutte le specie presenti nel Mediterraneo, caratteristica che convinse Anton Dohrn, studioso tedesco amico di Charles Darwin, a stabilire tra Napoli ed Ischia i suoi studi ed a costruire il primo istituto di biologia marina al mondo, nel 1872, tuttora uno dei più prestigiosi.
L’Area Marina Protetta Santa Maria di Castellabate è un sito di importanza comunitaria, istituito nel 2009, con una superficie a mare di oltre 7.000 ettari ai quali si sommano 2 ettari di costa compresi tra la punta di Ogliastro e la baia del Sauco (confine nord con il comune di Agropoli), nel comune di Castellabate.
L’area comprende una zona incontaminata in corrispondenza del promontorio del Tresino e quello di Licosa, ed è situata nelle zone di tutela del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Le acque intorno al Tresino e Punta Licosa rappresentano una risorsa naturalistica di inestimabile valore, fonte di biodiversità. Infatti, sono presenti alcune specie animali e vegetali uniche al mondo e perciò soggette a particolari forme di tutela.
Tutto il litorale è ricchissimo di reperti archeologici: una vera e propria città sottomarina è stata scoperta recentemente di fronte a San Marco di Castellabate, con resti di un antico molo romano.
L’Area Marina Protetta Costa degli Infreschi è situata nel tratto di mare che si trova tra Punta dello Zancale, nel territorio comunale di Camerota, e Punta Spinosa, nel Comune di San Giovanni a Piro ed è compresa all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Essa occupa una superficie di mare di 2.332 ettari e si estende in corrispondenza di un tratto di costa lungo poco meno di 14 chilometri.
La costa offre uno spettacolare paesaggio di particolare pregio sotto il profilo naturalistico caratterizzato da un grado di eterogeneità ambientale unico, tanto da essere inserita in un Sito di Interesse Comunitario sottoposto a protezione speciale.
La bellezza di questi luoghi ha ispirato varie leggende: si racconta che nel XIII secolo una coppia di giovani sposi in contrasto con le famiglie per la loro relazione, avesse trascorso la luna di miele in una grotta oggi conosciuta come la “Grotta degli Innamorati”. Un’altra storia racconta di alcuni crociati diretti a Gerusalemme, che fecero scalo nel porto degli Infreschi dove si trovarono così bene da non voler più ripartire e che addirittura fu necessario l’intervento divino dei santi che li convinsero a riprendere il cammino verso la Terra Santa. La storia si conclude con la partenza dei crociati dalla baia e con il loro pentimento eterno per averla lasciata.
LE RISERVE NATURALI
La Riserva Naturale Foce Volturno – Costa di Licola – Lago Falciano si estende al margine della Piana del Volturno, lungo la fascia litoranea nota come “Litorale Domizio”, tra le Provincie di Napoli e Caserta, sviluppandosi sul territorio dei Comuni di Giugliano in Campania, Castel Voltuno, Villa Literno, Mondragone e Falciano del Massico.
Istituita a partire dal 1993, la riserva occupa una superficie di 1.540 ettari e ha accorpato diversi territori e riserve con l’obiettivo di garantire in forma coordinata la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale.
È possibile distinguere diversi tipi di territori e habitat:
- Il Lago di Patria
- L’Oasi dei Variconi alla foce del Volturno
- Le pinete di Castelvolturno e di Patria
- La zona umida delle Soglitelle
- La zona costiera di Licola
La Riserva Naturale Statale Isola di Vivara ha una superficie di ettari a terra pari a 35,63 e si presenta con una forma a mezzaluna. L’isola rappresenta il margine occidentale di un cratere vulcanico originatosi circa cinquantamila anni fa, oggi sommerso.
In origine era collegata a Procida, a una falesia oggi scomparsa e sostituita da un ponte lungo 362 metri che per anni ha segnato la linea di confine tra le due isole. La Riserva è attualmente disabitata ed il suo litorale è compreso nell’Area marina protetta Regno di Nettuno.
L’origine del nome Vivara, di cui è attestata anche la forma Bivaro, è stata ed è tuttora oggetto di discussione: alcuni linguisti preferiscono riprendere la desueta denominazione Vivaro. La tesi più accreditata vorrebbe che il toponimo derivi dal latino vivarium, cioè «luogo in cui vivono animali»; ma esiste un’ulteriore ipotesi che vede l’origine del nome in una distorsione di quello del primo proprietario dell’isola, Giovanni Guevara, , duca di Bovino. Si è perfino osservato che, secondo una derivazione celtico-sassone, il termine significherebbe castoro, e che a Vivara fosse un tempo diffusa l’arvicola acquatica europea (Arvicola amphibius), roditore vagamente simile al castoro.
Vivara è caratterizzata dalla presenza di macchia mediterranea, da ruderi risalenti al 1600 e da un belvedere che consente di vedere Capri, Ischia, Procida e, sullo sfondo, Napoli con il Vesuvio. L’isola è tornata a essere fruibile l’anno scorso, dopo circa sedici anni. Nel 2002, infatti, l’isolotto era stato chiuso al pubblico, pur essendo una riserva di stato.
Le Riserve Naturali Foce Sele – Tanagro e Monti Eremita-Marzano istituite dalla Regione Campania nel 1993, si estendono per quasi diecimila ettari lungo la fascia litoranea che fiancheggia la foce del fiume Sele, sulle sponde dei fiumi Sele, Tanagro, Calore e sul massiccio dei monti Eremita e Marzano.
L’area naturale protetta interessa trentanove comuni, nelle province di Avellino e Salerno, e ben cinque comunità montane.
Si tratta di un territorio caratterizzato da qualità ambientale elevata, riconosciuta a livello europeo, come testimonia la presenza al suo interno di alcuni siti di importanza comunitaria: quello della fascia costiera nei comuni di Capaccio ed Eboli, quello alla confluenza dei fiumi Sele e Tanagro, quello dell’alto Calore Salernitano e quello del Monte Eremita.
Nel suo territorio è presente l’oasi naturalistica di Persano, una zona umida di interesse internazionale che ospita numerose e rarissime specie vegetali e animali e le sorgenti termali, note fin dall’epoca romana.
Le riserve danno la possibilità di scegliere tra 8 diversi sentieri che esplorano il territorio nei suoi vari e affascinanti aspetti.
La Riserva Naturale Forestale di Protezione e Biogenetica Tirone Alto Vesuvio istituita a salvaguardia della cinta craterica del Vesuvio, occupa una superficie di 1.005 ettari lungo le pendici del vulcano, nei comuni di Boscotrecase, Ottaviano, Terzigno, Trecase e Torre del Greco.
La Riserva Naturale Tirone-Alto Vesuvio si trova lungo le pendici meridionali del Vesuvio e rientra in uno dei sentieri proposti dall’Ente gestore del Parco Nazionale del Vesuvio. La zona è rivestita da grandi pini che si alternano a tratti di macchia mediterranea.
La Riserva Naturale Orientata Cratere degli Astroni si trova all’interno di un Sito d’Importanza Comunitaria, nei Comuni di Pozzuoli e Napoli, ed è una Zona di protezione Speciale.
Il Cratere degli Astroni è un vulcano spento che fa parte del più complesso cratere di Agnano, inserito nella area vulcanica dei Campi Flegrei. Di questi è il più giovane dei crateri, con i suoi 3600 anni e si estende per 247 ettari. Il fondo del Cratere degli Astroni presenta alcuni rilievi tra i quali il Colle dell’Imperatore e il Colle della Rotondella che si sono formati in seguito all’attività eruttiva. Nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti, Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande, con vegetazione tipica delle zone lacustri.
La Riserva naturale Cratere degli Astroni offre ai visitatori un vasto numero di sentieri. Ognuno di essi ha una sua peculiarità (botanica, zoologica, geologica) ma si intreccia e si completa con gli altri aspetti. Per le caratteristiche di grande naturalità o per motivi di ricerca e conservazione, alcuni itinerari possono essere chiusi in alcuni periodi dell’anno, pertanto la percorribilità di ciascun sentiero deve essere verificata in anticipo contattando l’Oasi.
Sempre attenti alla didattica e all’educazione ambientale dei più piccoli, quest’anno, dall’11 giugno al 27 luglio, il Cratere degli Astroni apre le porte ai ragazzi tra i 6 e i 15 anni per trascorrere con loro una settimana all’insegna della natura, con due proposte:
- Jurassic Camp, il campo avventura rivolto ai piú piccoli e tutto dedicato alla scoperta dei rettili piú amati dai bambini;
- Una settimana da ranger, il campo avventura rivolto ai più grandi e dedicato alla gestione della Riserva attraverso la collaborazione con i guardiaoasi.
La Riserva Naturale Orientata e Biogenetica Valle delle Ferriere è stata istituita nel 1972 ed è inserita tra le 41 biogenetiche italiane censite dal Consiglio d’Europa ed attualmente di proprietà del Ministero delle Risorse Agricole Alimentari e Forestali. La riserva, che si estende su una superficie di circa 455 ettari, è situata nel versante amalfitano della penisola sorrentina in un’ampia valle tra i monti di Scala e il vallone Grevone, al confine tra Amalfi e Agerola.
Questa valle, una volta sede dei corpi di fabbrica (detti anche Ferriere) che servivano per la lavorazione artigianale della famosa carta di Amalfi, esposta a sud e protetta dai venti freddi, costituisce un ecosistema tipico delle zone subtropicali, riproducendo un ambiente naturale caratterizzato da elevata piovosità ed assenza di escursioni termiche.
La principale caratteristica che ha consentito alla Valle delle Ferriere il riconoscimento di Riserva Naturale Orientata è rappresentata dalla presenza di specie rare di felci, quali la Lingua cervina e la Woodwardia Radicans risalente ad epoche antichissime, che crescono e sopravvivono solo in questo ambiente.
Nella riserva l’accesso è consentito, previa autorizzazione del Corpo Forestale dello Stato, solo per motivi di studio, per fini educativi, per escursioni naturalistiche, per compiti amministrativi e di vigilanza, restando vietata qualsiasi altra attività.
LE AREE NATURALI
Chiudiamo la nostra carrellata con la Baia di Ieranto, di cui vi abbiamo raccontato la storia in un precedente articolo.