Seconda parte dell’itinerario tra gli scorci più belli della costiera amalfitana
Minori
Minori, l’antica Reghinna Minor (per distinguerla dalla vicina Reghinna Major, l’attuale Maiori), era già ampiamente apprezzata fin dai tempi degli antichi romani, come dimostra il rinvenimento della villa archeologica del I secolo.
Come tutti gli altri paesi della Costiera Amalfitana, seguì le fortune dell’antica Repubblica marinara di Amalfi e fu sede vescovile dal 987.
Un tempo Minori era ricca di mulini e di questa tradizione è rimasta la vocazione per la pasta, ottenendo il titolo di “Città del gusto”: sin dal XVI secolo, infatti, gli abitanti si dedicarono alla lavorazione della pasta alimentare grazie al grano importato da Salerno. Due tipi di pasta tipica del posto sono:
- I Fusilli furitani, detti anche ricci o riccioli, sono un tipo di pasta di forma cilindrica avvolta a spirale, di lunghezza compresa tra gli 8 ed i 13 cm. Si ottengono da un impasto di farina di semola di grano duro, acqua ed un pizzico di sale. La produzione del fusillo furitano risulta una tradizione consolidata che ha conservato nel tempo la particolare manualità ottenuta dall’esperienza. E’ un tipo di pasta versatile, di per sé molto saporita, che si sposa bene con i sughi di carne, di pesce e crostacei, anche con la semplice salsa di pomodoro fresco. Oggi i ricci non sono presenti solo sulle tavole delle famiglie che continuano a prepararli secondo l’antica ricetta, ma, sempre prodotti artigianalmente, si possono acquistare nelle botteghe di Minori e nelle zone limitrofe.
- Gli ‘Ndunderi sono un altro tipo di pasta fatta a mano tipica di Minori. Preparati tradizionalmente per i festeggiamenti in onore di Santa Trofimena, hanno una ricetta antichissima: sembra sia una variante delle palline latine di origine romana, un alimento a base di farina caseata cioè farro e latte cagliato. Furono i pastai di Minori a modificarne la ricetta, gli stessi che, nel ‘700, valicarono i monti lattari per trasferirsi a Gragnano dove impiantarono la moderna industria della pasta. La ricetta attuale prevede un impasto di farina e latte cagliato oppure ricotta, tuorli d’uovo, formaggio di vacca grattugiato, sale, pepe e noce moscata; la lavorazione deve avvenire a mano. Il condimento privilegiato per gli ndunderi è il ragù di carne.
Negli ultimi anni, complice la genuinità dei prodotti agricoli e l’eccezionale inventiva degli artigiani locali, non solo è stata incentivata la produzione di pasta a mano, ma sono stati ideati vari liquori e dolci che, in breve, si sono affermati a livello nazionale.
Una tra le tante specialità che si possono gustare nelle pasticcerie di Minori sono i sospiri al limone: specialità antichissima della costiera Amalfitana, i sospiri sono dei piccoli dolci di forma rotondeggiante formati da due semicerchi di pan di Spagna con al centro la crema. Tradizionalmente i sospiri venivano riempiti con crema pasticcera; oggi, da oltre un ventennio, la crema pasticcera è stata sostituita dalla crema al limone, proprio per la ricchezza di limoni della Costiera Amalfitana.
Una visita a Minori non può considerarsi tale senza una sosta al tempio della dolcezza della Costiera Amalfitana, la pasticceria di Salvatore De Riso, dove, oltre ai tipici sospiri al limone, si potranno gustare tanti altri dolci tipici della tradizione minorese.
Ricca di storia, di bellezze architettoniche e di bellezze naturalistiche, sono numerosi i siti di interesse che possono suscitare lo stupore e l’ammirazione dei visitatori, tra cui segnaliamo:
- La Torre di Minori, torre di sbarramento di epoca vicereale. E’ collocata al centro di una cortina di case ed era inserita nella cinta muraria. Oggi è un’abitazione privata.
- La Torre Mezzacapo, torre di avvistamento, anch’essa di epoca vicereale, situata in località Torricella, al confine tra i comuni di Maiori e Minori. Detta anche dell’Annunziata per la vicinanza all’omonima grotta, è inglobata nel complesso del Castello detto Miramare o Mezzacapo, dal nome della famiglia che lo fece erigere.
- La Torre Paradiso, torre di sbarramento di epoca vicereale, faceva parte del complesso sistema difensivo della Costa d’Amalfi. Venne costruita alla fine del XVI secolo e rappresentava, in quell’epoca, la più alta della cittadina. Oggi è inglobata in un complesso assai caratteristico di abitazioni mentre alcuni secoli fa si elevava ancora in posizione isolata.
- La Grotta dell’Annunziata, è sicuramente uno dei monumenti naturali più conosciuti della città. Prima della costruzione della strada, essa si apriva direttamente sulla spiaggia dove i pescatori stanziavano le loro barche, dominando l’estremità del paesaggio costiero cittadino. Secondo una fantasiosa ipotesi settecentesca, si è aperta nel 1119 a seguito di un terremoto. Al suo interno, poi, nel medioevo era stato edificato un edificio religioso, dedicato alla Santissima Annunziata in Cripta o de Grutta, con funzioni anche di ricovero per malati e viandanti, di cui rimane solo una parete provvista di archi con tracce di affreschi della Madonna del Soccorso. Verso il fondo della grotta, superato un cancello, vi è inoltre uno specchio di acqua dolce che finisce con l’accrescere il pregio naturalistico di questa grotta carsica. Oggi la grotta è privata ed è adibita a parcheggio.
Ravello
Probabilmente Ravello fu fondata da coloni romani nel VI secolo, spintisi tra quelle zone montuose ritenendole un buon riparo per sfuggire alle distruzioni vandaliche dei barbari. Le prime notizie certe dell’antica Rivellus risalgono però al IX secolo, quando entrò a far parte della Repubblica Marinara di Amalfi. Grazie ai traffici e alle attività commerciali Ravello raggiunse tra il X e il XIII secolo il massimo splendore nel campo economico, commerciale e culturale.
La storia di Ravello, nei suoi aspetti civili, religiosi, economici e turistici, presenta una ricchezza unica che permette al visitatore di cogliere elementi unici. Non è possibile visitare Ravello senza un collegamento alla storia della città, con i suoi periodi di grandezza e con quelli di decadenza, ma sempre con un ruolo importante nell’ambito del territorio amalfitano.
Ecco alcune tra le tante bellezze che si possono visitare a Ravello:
- Torre dello Scarpariello, detta anche di Capo Focardo o Ficarola. Torre di epoca vicereale, costruita intorno al 1533, presenta ancora l’aspetto originario anche se ha subito numerosi adattamenti e ristrutturazioni ed oggi è adibita ad abitazione privata. Sorge alla località Marmorata su una sporgenza della scogliera prima dell’insenatura di Minori. La torre, in origine prese il nome della località dove sorge, Ficarola, poi divenne inspiegabilmente dello Scarpariello.
- Castello di Montalto, costruito sullo sperone di roccia tra la vallata di Tramonti ed il territorio di Ravello prendeva il nome di Castrum Montalto o di Trivento ed appare citato già in un documento del 1131. Posto in un punto strategico sia per la visuale sia per il controllo viario, la struttura appare costruita con i materiali presi direttamente sul luogo. È possibile, infatti, notare i tagli visibili nelle rocce che attestano il prelievo della pietra. Il sito è di facile accesso dal punto di vista della viabilità ma occorre conoscere il sentiero che non è indicato e attraversa, inoltre, castagneti privati, perché non è di facile individuazione.
- Chiesa rupestre di San Michele Arcangelo di Torello, sorge su un piccolo promontorio, in un contesto paesaggistico estremamente particolare. L’edificio è ubicato nel borgo medievale di Torello, in una posizione estremamente strategica. Dalla Chiesa è possibile, infatti, osservare l’abitato della vicina Minori, la frazione costiera di Marmorata e il nucleo centrale di Ravello. Proprio la posizione strategica dell’edificio, lo rende non solo dalla comunità di Ravello e Torello, ma anche dei villeggi vicini. Da fonti documentarie la struttura risulta esistente dal 1297. In occasione della festa di Maria Santissima Addolorata, venerata la terza domenica di settembre, la frazione “prende fuoco” con un incendio figurato rappresentato attraverso un gioco di luci, colori e fuochi artificiali che coinvolge tutto l’abitato, allo scopo di rievocare la cacciata dei Pisani dalla città.
- Chiesa rupestre di Sant’ Angelo dell’Ospedale, un’antica struttura di sosta per i pellegrini ora del tutto scomparsa che si trova poco distante dal centro storico di Ravello. La chiesa, già attestata in un documento del 1039, occupa una cavità naturale profonda una trentina di metri collegata ad un altro ambiente parallelo tramite un cunicolo. Un’attenta lettura delle fasi edilizie lascia chiaramente prefigurare che la cavità sia stata utilizzata in un primo momento storico come eremo rupestre e, solo successivamente, in coincidenza con l’ampliamento, trasformata in cenobio e luogo di sosta per i pellegrini.
Il territorio della Costiera Amalfitana è ricco di coltivazioni a vite, ed è zona di produzione della varietà Costa d’Amalfi, che comprende l’intero territorio collinare da Vietri sul Mare a Positano, anche se l’area più tradizionalmente vocata è quella delle tre sottozone: Furore, Ravello e Tramonti. Qui la vite ha radici antiche, forse riconducibili alla Roma imperiale o ad epoca ancora più remota.
Ravello offre una ineguagliabile combinazione di fattori climatici e del suolo, permettendo la coltivazione di uve pregiate per la produzione di vini D.O.C.
Proprio in questo meraviglioso scenario, troviamo la Casa Vinicola Ettore Sammarco, specializzata nella produzione di vini ad altissima qualità come i rispettivi:
- Selva delle Monache Costa d’Amalfi Ravello D.O.C., Bianco, Rosato e Rosso.
- Terre Saracene Costa d’Amalfi D.O.C., Bianco e Rosso. Ultimi nati in casa Sammarco, nel bianco si utilizza l’uva Pepella che è presente solo in piccole aree nel territorio della costiera amalfitana, nel rosso c’è l’abbinamento del Piè di Rosso con lo Sciascinoso entrambi vitigni molto antichi.
- Vigna Grotta Piana Costa d’Amalfi Ravello D.O.C., Bianco. Fiore all’occhiello della casa, il cui vigneto si trova sulle pendici del Monte Brusara a 500 metri s.l.m. dove la raccolta avviene manualmente.
Oggi questa affascinante cittadina è diventata un importante centro di turismo internazionale.
Scala
Scala è il paese più antico della Costiera Amalfitana. Sebbene non sia stato mai accertato storicamente, la tradizione vuole che il paese sia stato fondato nel IV secolo da alcuni Romani, naufragati nella zona mentre erano in viaggio verso Costantinopoli. Roccaforte del complesso sistema difensivo del territorio amalfitano, seguì le sorti dell’antica Repubblica marinara di Amalfi.
Pur non rientrando fra le grandi mete turistiche della costiera amalfitana, a rendere affascinante la cittadina di Scala sono proprio la sua pace e la sua quiete, così come la splendida cornice delle montagne sopra Amalfi e la sua posizione di fronte a Ravello, separata da una magnifica vallata. E così mentre la vicina Ravello attira la maggior parte dei turisti, la città di Scala ha comunque molto da offrire ai suoi visitatori, soprattutto a coloro che sono interessati a esplorare, a fare escursioni a piedi e a sperimentare la vita quotidiana nella costiera amalfitana.
La città si sviluppa in modo frastagliato lungo la montagna ed è suddivisa in numerose frazioni, o borghi, tra cui Scala Centro, Minuta, Pontone, Campidoglio, San Pietro e Santa Caterina. Ogni piccolo borgo è caratterizzato dalla sua atmosfera unica ed è sviluppato attorno a una chiesa.
La Grotta del Salvatore, ad esempio, si trova nella piccola frazione di Pontone. Si tratta di un insediamento rupestre dedicato a Cristo Salvatore, di cui la maggior parte delle strutture che lo componevano è stata distrutta dal tempo e dall’incuria. Quel che sopravvive delle antiche strutture si trova nella zona più interna della cavità naturale ed è costituito da un pezzo dell’arco di ingresso e dai resti di un affresco sulla parete di fondo che raffigura una Madonna annunziante ed un probabile trittico di Santi. Altri resti di una pittura mostrano parti di un trono e di una piccola testa che lasciano prefigurare una Madonna in trono con Bambino, mentre sulle pareti superstiti di un’abside è ancora possibile leggere l’iconografia del Salvatore, rappresentato frontalmente.
Tra gli altri siti di maggiore interesse suggeriamo la Torre dello Ziro, anch’essa nella frazione di Pontone, dalla forma cilindrica, situata sullo sperone del monte di Pontone tra Amalfi e Atrani. Un’antica torre di avvistamento a picco sul mare, che ha tutti gli elementi delle opere difensive di epoca angioina. Le prime notizie su questa torre risalgono al 1151, quando viene ancora chiamata Rocca di San Felice, mentre a partire dal 1292 diventa Turris Cziri.
A questa struttura è legata una storia molto conosciuta tra la gente del luogo: la Torre infatti non è semplicemente una delle tante torri costruite per difendersi dalle incursioni dei Saraceni ma fu teatro di uno dei più sanguinosi episodi della storia di Amalfi. Si racconta che qui, nei primi anni del 1500, fu rinchiusa, insieme ai suoi figli, Giovanna D’Aragona, detta “la Pazza”. La sua colpa era di aver stretto una relazione col maggiordomo di corte dopo essere rimasta vedova di Alfonso Piccolomini, duca di Amalfi, uomo dissoluto e corrotto al quale era andata in sposa a soli 12 anni. La relazione all’epoca creò grande scandalo cosicché i fratelli decisero di imprigionare Giovanna e i suoi figli, ancora bambini, nella torre dove furono da loro stessi trucidati. Non stupisce quindi che le leggende popolari considerino la Torre come un luogo popolato da fantasmi e da cui stare alla larga.
Il comune di Scala è rinomato anche per la coltivazione di una particolare varietà di castagno a cui dà il nome, il Marrone di Scala. I frutti, benché chiamati marroni, sono più propriamente castagne, poiché a differenza dei marroni non sono molto grandi e sono schiacciate da un lato. La polpa è bianca e la buccia è sottile con l’episperma poco approfondito. Vengono utilizzati dai laboratori artigianali per produzioni dolciarie o venduti sul mercato del fresco, soprattutto in costiera Amalfitana e nella città di Salerno.
La maggior parte dei turisti visita Ravello per le sue viste incredibile, ma solo pochi sanno che il segreto sta nell’individuare i panorami migliori dal borgo di Scala. Ed è proprio dalla cima di Scala che la vista panoramica regala un’immagine unica della Costiera e del Golfo di Salerno in tutto il suo splendore.
Atrani
Atrani, considerata uno dei borghi più belli d’Italia, è una tappa irrinunciabile per chi visita la Costiera Amalfitana. Situata tra il mare e l’alta scogliera, si colloca su uno stretto lembo di terra. Infatti il suo fascino è proprio questo: visitare Atrani vuol dire perdersi nel più piccolo paese d’Italia per estensione, un antico borgo costruito in appena 0,9 Kmq.
Sulle origini di Atrani non ci sono pervenute notizie storicamente certe: la prima attestazione dell’esistenza del borgo si ha in una lettera del 596 inviata da Papa Gregorio Magno al vescovo Pimenio, ma la sua storia si è sempre intrecciata con quella di Amalfi.
Cosa vedere nella piccola e deliziosa Atrani?
- Torre di Atrani, detta anche Torre della Maddalena o Revellino di Atrani. Si tratta di una torre di sbarramento costruita in epoca vicereale su una parte della preesistente struttura angioina del Castrum Leonis. Sugli altri resti del castello fu edificata la chiesa della Maddalena.
- Grotta dei Santi, posta poco più in alto delle vecchia pedonale che congiunge Atrani con Amalfi. In mancanza di notizie storiche è stata messa in relazione, dagli studiosi, con il monastero dei SS. Cirico e Giuditta, fondato in grotta alla fine del X secolo in un punto imprecisato del territorio atranese. La cavità non presenta strutture murarie ma ed è particolarmente caratterizzata da affreschi che rappresentano un interessante impianto iconografico, vagamente bizantineggiante e di difficile datazione, con la raffigurazione di vari Santi, da cui la denominazione. Grazie a rapporti stilistici con altri gruppi simili presenti in Campania (Olevano sul Tusciano, Grotta di S. Biagio a Castellammare di Stabia), questi dipinti vengono datati alla fine del X secolo e si ricollegano alla decorazione simile, anche se più evoluta, del complesso di S. Maria De’ Olearia.
- Grotta di San Michele, situata nella parte orientale dell’abitato di Atrani, alle pendici del Colle Civita, a circa 105 m di quota. La chiesa di San Michele Arcangelo, chiamata anche di San Michele fuori le Mura proprio perché situata all’esterno dell’antica cinta muraria, in prossimità della porta nord, è stata realizzata tra l’XI ed il XII secolo ricavandola da una cavità naturale del monte Civita. Una rampa di scale, alla cui sommità è posto il campanile, consente l’accesso alla chiesa caratterizzata dalle pareti inclinate della roccia e per lo più occupate da tombe. La chiesa infatti, fino al 1927, era adibita a cimitero ed era già stato un luogo di sepoltura collettiva in occasione della pestilenza del 1656.
Atrani, borgo gemello di Amalfi, ha legato la sua storia ad essa. E’ il centro costiero che ha conservato al meglio l’antica struttura tipicamente medievale, una cascata di case inframmezzate da “scalinatelle”, strade coperte, piccoli giardini.
Atrani fu una folgorazione per l’artista olandese Escher che arrivò in Costiera nel 1923 e la considerò una delle mete preferite del suo periodo italiano. Escher fu catturato dai giochi di luce e ombra dei suoi vicoli, un’atmosfera densa di magia che ritrasse in numerose opere.
A presto con la terza e ultima parte dell’articolo… L’itinerario continua!!!