La storia del territorio di Bisaccia attraverso lo sguardo di 4 studentesse del Liceo Maffucci di Calitri e lo studio delle sue aziende e della sua rivista “La Torre”.
Autori Bisaccia e la sua “Torre”: Roberta Formiglio, Pia Gargano, Manuela Maffucci, Giusi Mastrullo
“La Torre” è una significativa raccolta di articoli, riguardanti temi differenti, dall’attualità alla storia locale, dalla poesia alla vita sociale, con uno spazio di rilievo dedicato agli scritti sulla tradizione e sul folklore, perciò costituisce certamente una delle più importanti risorse dell’identità culturale del nostro amato paese: Bisaccia.
La rivista, in origine, fu ideata, come il nostro intervistato Mimmo Vivolo ci ha riferito, essenzialmente per uno scopo ricreativo ed informativo, per trasformarsi, in seguito, in una delle principali fonti scritte del luogo, impegnando un immenso numero di persone, autori e non, profondamente affezionate al loro giornale locale e desiderose della sua continuazione e diffusione.
Il primo articolo della rivista risale al 1970, anno in cui prese avvio la produzione del giornale, grazie alla lungimirante intuizione del suo fondatore Salvatore Palma, dirigente bancario, e del circolo culturale ricreativo “La Torre”, di cui era componente e direttore; il redattore principale fu Pietro De Carlo, nonostante la redazione si sia man mano modificata nel corso degli anni.
La produzione della rivista si rivelò ben presto fruttuosa, tanto che si giunse a pubblicare circa 3000 copie al mese, gran parte delle quali era spedita oltre oceano, principalmente in Canada e negli Stati Uniti, come ha tenuto a sottolineare con entusiasmo il nostro intervistato.
Inoltre, essendo stata divulgata per più di trent’anni, si può affermare che essa sia stata per un lungo periodo di tempo un emblema della vita storica, sociale e culturale del nostro paese.
Purtroppo, nell’anno 2003 la produzione della rivista “La Torre” è stata interrotta, probabilmente, per l’impossibilità di sostenere le spese necessarie alla pubblicazione e distribuzione, che superavano notevolmente l’umile contributo volontario dei lettori e degli stessi autori. Dunque, nonostante essi fossero ancora legati alla rivista, si sono pian piano rassegnati alla sua progressiva conclusione e non si sono più dedicati alla sua stesura.
Analizzando più attentamente le diverse fasi di pubblicazione della rivista è, però, possibile osservare che già negli anni precedenti al 2003 i numeri della rivista e degli articoli in essa pubblicati abbiano fatto registrare un andamento non costante.
Mentre nel 1979 si è raggiunto l’apice con ben 123 articoli pubblicati, a partire dal 1980 il numero degli articoli è iniziato a calare e, inoltre, il periodico non è stato più pubblicato mensilmente, bensì ogni due/tre mesi.
La ragione di questo significativo cambiamento nell’impostazione della rivista è da rintracciarsi nel catastrofico avvenimento storico che è stato il terremoto del 23 novembre 1980. Si è trattato di un evento disastroso dal punto di vista socio-economico, come approfondiremo successivamente, e che ha condizionato lievemente anche i rapporti relazionali tra gli abitanti del paese, che sono tuttora certamente forti e stabili, ma non come i vecchi tempi, quando il cuore pulsante del nostro paese era il centro storico, attorno cui si sviluppava la vita di tutti.
Il terremoto ha, infatti, implicato la costruzione e l’utilizzo di una nuova zona abbastanza distante dalla piazza di ritrovo di Bisaccia, il Piano Regolatore, determinando così un’impercettibile frattura tra “Bisaccia vecchia” e “Bisaccia nuova”, come usano indicarle i nostri compaesani, e deteriorando leggermente i legami tra le persone.
“La Torre” può essere considerata il collante che ha tenuto uniti tutti i bisaccesi, nonostante i tragici eventi; un insieme di fogli che prendeva vita tra le mani dei lettori, che ne assaporavano ogni parola e che condividevano le esperienze e le riflessioni dei propri conterranei, rendendosi conto che amavano la loro piccola patria e che l’avrebbero conservata eternamente in un posto speciale del cuore, se mai si fossero allontanati.
A tal proposito, ci pare utile riportare le preziose parole del bisaccese Franco Arminio, giornalista e “paesologo”, che a proposito del futuro dei nostri paesini ha scritto:
Non ho mai pensato di andare via da questo paese, anche se adesso spesso, per il mio lavoro, vado in giro; ma la mia è una sorta di fedeltà ad oltranza a questo paese, ai suoi paesaggi, a questi luoghi che, in realtà, sono il futuro dell’Italia e non luoghi di estinzione. Ciò nonostante, a tali viste io provo un senso di lietezza: esse sono una sorta di farmacia, mi curo andando in giro, mi curo guardando. Io lavoro affinché l’Italia interna non muoia, anzi affinché qui nasca, come lo chiamo io, un nuovo umanesimo delle montagne. Ovviamente quando si parla di politiche per fermare lo spopolamento di questi paesi, il primo pensiero va ai ragazzi. Su tale questione ho due aspetti: reclamare i servizi essenziali (scuole, trasporti, sanità) e cambiare la postura, lo sguardo su questi luoghi. La vera struttura su cui lavorare è la fiducia: vi sono ragazzi che questo sguardo lo stanno cambiando, cominciando a capire che in un piccolo paese si può fare una bella vita. Naturalmente, non bisogna raggiungere sul reddito finanziario, perché si può guadagnare di meno ma in cambio poi c’è un guadagno, legato alla qualità dell’aria, del cibo, delle relazioni umane. Insomma, è una battaglia che deve coinvolgere tutti, iniziando dalle scuole. Mettiamoci al lavoro e consideriamo che in questi posti c’è futuro. Bisogna costruire la sagra del futuro.
Nel primo numero della rivista trova spazio “Bisaccia: un paese senza avvenire“, un articolo breve, conciso, dalla tematica pungente, curato da Antonio De Gianni, all’epoca dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “T. Tasso”.
Già dal titolo, così lampante ed essenziale, il lettore poteva intuire l’argomento trattato: una miscela di riflessioni, descrizioni riguardo un piccolo paese che, agli occhi di chi lo abitava, appariva, per così dire, immobile, privo di opportunità, fermo nello spazio e nel tempo. Tuttavia non bisogna figurarsi un piccolo borgo aspro e cupo degli anni ’70; dunque, che idea avere, per non cadere in errore?
E’ molto semplice. Immaginate un piccolo paese, una piazza vivibile, un Castello imponente che si affaccia su quest’ultima quasi ad osservarla e proteggerla, la Cattedrale e tanti alberelli da una curata forma quadrangolare che la circondano; immaginate i bar, gli anziani seduti sulle panchine a parlare del più e del meno, a giocare a carte o semplicemente a contemplare la bellezza e l’armonia che dona quella vista; immaginate i bambini che si divertono con giochi modesti o con un semplice pallone che spesso finiva su qualche tavolino dei bar o sulla testa di qualche passante; immaginate i vicoli, quelli piccoli, ma suggestivi, tipici dei film, illuminati da una luce calda, pieni di piante e fiori, ornamento delle case circostanti, camminando lungo i quali è alquanto improbabile non trovare signore intente a cucire e chiacchierare o ragazzini che in bici sfrecciano spensierati.
Adesso provate a figurarvi un immenso spazio scoperto, una sorta di balconata, posta a picco su un colle che, affacciando sulla Puglia, regala una vista a dir poco mozzafiato: il Convento, un luogo dove i giovani in special modo rilassandosi e chiacchierando alla dolce luce del sole, amavano trascorrere il tempo libero distesi su un muretto.
Al lettore tale descrizione fa immaginare un paese suggestivo e familiare, ma poteva anche avere un futuro?
Innanzitutto va certamente ricordato che Bisaccia, seppur presentasse un grande benessere ed equilibrio intrinseco, era un piccolo borgo di provincia, posizionato nella parte meridionale della nostra penisola.
Difatti, a partire dagli anni ’70, si accentuò il divario tra nord e sud: a differenza del primo, il secondo risultava notevolmente più arretrato, restando fermo economicamente al settore primario e carente di infrastrutture, due dei tanti fattori che hanno comportato un significativo movimento migratorio e interno e esterno alla nazione.
E oggi, come si presenta il paese? Ha subìto dei cambiamenti o è rimasto invariato?
Fisicamente è stato vittima di mutamenti. Sì, vittima. Il 23 novembre 1980, alle 19:34, un violentissimo sisma di magnitudo 6.8, con epicentro tra i comuni di Teora, Conza della Campania e Castelnuovo di Conza, seminò panico, terrore, distruzione e morte.
Tuttavia, nel corso di quasi cinque decenni, Bisaccia ha conosciuto una serie di miglioramenti: una contrada, Calaggio, posizionata al confine con il paese limitrofo Lacedonia (al quale, geograficamente, appartiene), ha subìto una fase di potenziamento, diventando un’area industriale a tutto tondo, ospitando ben 13 lotti e diverse multinazionali.
Le attività industriali presenti nell’area riguardano diversi settori: quello prevalente è il metalmeccanico, con la O.M.I che, con la presenza di due stabilimenti, si interessa di lavorazioni meccaniche per componenti dell’industria aereonautica e le aziende “Irpinia zinco” e “Serind”, che si occupano di zincatura a caldo di prodotti siderurgici e sabbiatura/verniciatura.
L’azienda di maggiori dimensioni è la “Italpack cartons” che produce contenitori in plastica, per liquidi e non, e che conta più di 100 impiegati. Attualmente tale zona industriale è ben funzionante, sebbene alcune aziende, come la “Mulat”, abbiano deciso di chiudere per difficoltà economiche. Inoltre, questo è diventato l’unico punto in zona a costituire una fitta rete di collegamento, per la sua vicinanza al casello autostradale A16 Napoli-Bari e per le soste di pullman di linea diretti principalmente in Campania e in Puglia.
Ritornando ora al discorso delle riviste che sono espressione anche delle condizioni culturali e sociali precedentemente elencate, abbiamo deciso di confrontare le realtà limitrofe con la nostra ed abbiamo scoperto l’esistenza di fonti scritte simili a quella da noi analizzata; ciò ci ha permesso di individuare i vari punti che accomunano le tante piccole zone in cui è suddivisa l’Irpinia.
Siamo venute a conoscenza di alcuni periodici pubblicati in anni analoghi a quelli della nostra rivista, tra i quali, ad esempio, “Il Calitrano” (di Calitri) e “Voce Altirpina” (di Morra de Sanctis). Quest’ultimo si compone di 27 numeri ed è stato fondato dalla nobildonna Emilia Molinari; a differenza del periodico bisaccese, gli articoli di “Voce Altirpina” sono pubblicati online sul sito ufficiale del paese di Morra de Sanctis, dove è tuttora possibile trovarli.
“Il Calitrano”, invece, è il giornale storico-tradizionale più duraturo della zona poiché esso, fondato nel 1981, è ancora oggi stampato e diffuso per gli abitanti di Calitri. Anche questo periodico si trova online ed ha un proprio sito, in cui sono presenti tutti gli articoli dal 1981 al 2017, scaricabili in formato pdf.
Confrontando la rivista bisaccese con le altre due prima citate, si può notare che “La Torre” è stata la rivista che negli anni ha pubblicato maggiormente, forse per il fatto che inizialmente veniva prodotta mensilmente, ma è anche quella che è stata interrotta per prima.
Probabilmente è da qui che possiamo partire per capire come anche le esigenze della popolazione, con il trascorrere del tempo, siano variate, infatti, gli editori delle altre due riviste hanno avuto la buona intuizione di creare un collegamento virtuale per i propri articoli, così da evitare il distacco dei lettori, presi dai nuovi mezzi di comunicazione, ed agevolare la continuazione della diffusione delle tradizioni locali anche tramite nuovi metodi di pubblicazione.
Come già detto in precedenza, nonostante la rivista cessasse di essere pubblicata in forma cartacea per ragioni economiche e pratiche, in seguito alla chiusura del giornale la diffusione delle notizie di cronaca è avvenuta principalmente per via digitale, attraverso la creazione di canali televisivi come “Canale 58” o portali dedicati esclusivamente alla vita sociale del nostro paese. Un esempio significativo è il gruppo Facebook “BISACCIA e BISACCESI“, dove spesso vengono postati anche detti e racconti o pubblicate foto risalenti a molti anni fa, che ritraggono un paese ben diverso da quello odierno e che suscitano sorpresa nei giovani, i quali hanno un’immagine dei posti più frequentati (la piazza, il convento, l’anfiteatro) differente da quella di una volta e nostalgia nei più anziani, che rimpiangono i vecchi tempi.
La sostituzione del supporto cartaceo con quello informatico ha comportato una perdita dello spirito di iniziativa e un progressivo allontanamento da un’associazione che ha mostrato per anni il carattere travolgente dei bisaccesi, coinvolgendo non solo gli abitanti di questo paese, ma anche di quelli limitrofi. Il social risulta comodo perché chiunque è libero di scrivere e postare qualsiasi cosa preferisca, ma molto spesso capita che i post non vengano letti o visualizzati per mancanza di mezzi o semplicemente perché su quel tipo di piattaforma vengono messi in primo piano i post più “popolari/rilevanti”.
Inoltre la carta stampata dà sicuramente un senso di concretezza e veridicità maggiore e permette alle generazioni successive di conoscere la storia del proprio paese, esattamente com’è successo a noi, che abbiamo scoperto una varietà immensa di informazioni, che ignoravamo, riguardo le nostre origini.
Nonostante tutto questo, la forma digitale risulta essere la prediletta e la più funzionale: l’istituzione di canali televisivi, tra cui “Telenostra” o “Tg3 Campania” e di giornali online come “Irpinia news”, ha permesso agli abitanti di Bisaccia di informarsi sui fatti di cronaca e gli avvenimenti più rilevanti in tempo reale. Ci rendiamo, dunque, conto e riconosciamo l’importanza delle testimonianze scritte che esse siano digitali o cartacee, poiché talvolta riescono ad offrire una prospettiva diversa e più attendibile degli avvenimenti rispetto alle “voci di paese”, che sono più facilmente sottoposte a differenti interpretazioni e conseguenti modificazioni.
Riteniamo importante, in conclusione, una partecipazione più attiva da parte di tutti gli abitanti, specialmente dei giovani, alla vita sociale e culturale del nostro paese. Le associazioni presenti nel territorio (come, ad esempio, il Forum dei giovani o la Pro Loco), seppur in piccola misura, ci consentono di metterci in gioco e di appassionarci alla riscoperta del nostro piccolo borgo ed, eventualmente, di arricchirlo con novità ed idee, utilizzando un gran numero di risorse tecnologiche di cui oggi disponiamo e che ci permetterebbero di guardare il nostro paese con occhi nuovi e più interessati.
Potremmo renderlo più vitale; potremmo integrare l’antico con il moderno, con un piacevole confronto tra generazioni; potremmo ridare a questa piccola realtà la speranza di un futuro sempre migliore, evitando di abbandonarlo a se stesso; potremmo diventare i protagonisti di questo cambiamento e diventarne orgogliosi.
Insomma, ci sarebbe davvero tantissimo che, con una piccola dose di impegno da parte di tutti, potrebbe essere realizzato. La nostra speranza è quella che tutte le parole dette, in cui fortemente crediamo, non rimangano solo parole, ma si traducano nella concretezza di una nuova prospettiva di vita per la nostra amata Bisaccia.