Oggi vi portiamo a fare una passeggiata tra gli edifici storici di questa città, alla scoperta della loro storia e della loro bellezza.
Visitare l’Irpinia è sempre piacevole per il turista: nel suo territorio coesistono paesaggi spettacolari, natura mozzafiato ed un interessante patrimonio culturale.
Ricca di storia e di siti archeologici, oggi scopriamo insieme un pezzo di una delle sue città, Avellino.
Tra i vari monumenti e punti di interesse che il capoluogo dell’Irpina offre da visitare, troviamo numerosi edifici storici, costruiti nel corso dei secoli.
Partendo dalla villa comunale, il primo edificio in cui ci imbattiamo è la Casa della Gioventù Italiana del Littorio.
Realizzata su progetto del noto architetto Enrico Del Debbio, ospitava una sala cinematografica, costruita in pieno regime fascista e inaugurata nel 1937. Abbandonata nel dopoguerra e rimasta chiusa a lungo, fu brevemente riaperta per fini amministrativi, per poi essere nuovamente chiusa. Sopravvissuta al terremoto del 1980, è stata ristrutturata negli anni novanta ed oggi ha riconquistato la sua funzione originaria: lo spazio antistante alla struttura viene utilizzato in estate per proiezioni cinematografiche.
Poco più avanti, sempre su Corso Vittorio Emanuele II, troviamo il Convitto Nazionale Pietro Colletta, tra gli edifici più belli e maestosi di Avellino.
Edificato in poco più di un decennio e inaugurato il primo dicembre 1831, il Convitto rappresentava il nuovo polo della cultura in provincia, dove si sarebbero formate diverse generazioni di irpini. L’imponenza della struttura è presente già ad un primo sguardo, tra le dodici colonne della facciata, le lapidi e le targhe commemorative affisse alle pareti. L’edificio oggi ospita una scuola primaria, secondaria, un liceo classico ed un liceo classico europeo.
Proseguendo dritto non sfuggirà alla vista il Complesso Monumentale ex Carcere Borbonico, fino al 1987 luogo di detenzione maschile, oggi una delle sedi del Museo Irpino, tappa obbligata per chi volesse conoscere tutta la storia e la tradizione di questo paese, e il Palazzo del Catasto, un grazioso edificio a due piani, più volte rimaneggiato nel corso degli anni. Alle loro spalle troviamo anche il Palazzo di Giustizia, sede del tribunale.
Su Corso Vittorio Emanuele II si trova la Caserma Litto. L’edificio fu fatto costruire nel XIX secolo da Girolamo Testa, un ricco commerciante avellinese, ed era destinato ad uso privato. Sul finire del secolo il proprietario decise di venderlo al comune che, dopo una serie di rinnovamenti, ne mutò la destinazione d’uso trasformandolo prima in padiglione militare e poi, successivamente, in Caserma dei Carabinieri, intitolata appunto all’eroe irpino, il Sottotenente dei Carabinieri Nicola Litto. Fu caserma fino al sisma del 1980 mentre, attualmente è sede degli uffici dell’Amministrazione Provinciale di Avellino.
Poco distante, sempre su Corso Vittorio Emanuele II, incrociamo il Palazzo De Peruta, Palazzo Trevisani e Palazzo del Governo.
Anche il Palazzo De Peruta fu edificato al principio del XIX secolo, appunto dalla famiglia Peruta, appartenente alla ricca borghesia cittadina. Fu acquistato dall’Amministrazione Provinciale con l’intento di adibirlo a Caserma dei Carabinieri ma, non risultò idoneo e come abbiamo visto, ne prese il posto la Caserma Litto. Per un periodo fu anche sede municipale, ma oggi ospita solo alcuni uffici giudiziari.
Palazzo Trevisani, prende il suo nome da una famiglia molto attiva nell’ambito dell’amministrazione comunale e nazionale, che soggiornò per un periodo ad Avellino. Gioiello e punto cardine dell’architettura cittadina, l’edificio subì notevoli danni durante i bombardamenti del 1943 e solo successivamente fu restaurato nella forma che conosciamo ed intravediamo oggi. Nel secondo dopoguerra, fu anche sede dell’ufficio Tributi del comune di Avellino. Oggi, purtroppo, versa in uno stato di abbandono e di degrado, in attesa di essere recuperato.
Il Palazzo del Governo di Avellino fu costruito agli inizi del 1500: fu convento domenicano e civico ospedale. Ma la soppressione degli ordini religiosi implicò il mutamento di destinazione dell’edificio che divenne sede del rappresentante del governo e poi, con l’Unificazione italiana, Palazzo del Governo e dell’Amministrazione Provinciale. Ciò comportò un notevole intervento di abbellimento e restauro dell’intero edificio, al quale furono aggiunti un intero piano, un appartamento, una biblioteca.
Incorniciano piazza della Libertà Palazzo Testa, completamente ristrutturato dopo il terremoto del 1980, e Palazzo Caracciolo.
La costruzione di quest’ultimo fu richiesta, nel primo decennio del 1700, dalla famiglia Caracciolo, i feudatari di Avellino, che abbandonarono il loro castello oramai fatiscente. La struttura venne completata del tutto intorno al 1730, riutilizzando anche parte del materiale riportato dallo stesso castello di famiglia. Con la fine della feudalità, finì anche il potere sulla città dei Caracciolo. Nel 1808, il Comune, per la somma di 24000 ducati acquistò l’edificio, in modo da poter disporre di una sede per diversi uffici pubblici, quali l’Intendenza provinciale, i Tribunali civile e correzionale, la Corte delle Assise e la Tesoreria.
Proseguendo nella nostra passeggiata troviamo Palazzo Balestrieri e Palazzo della Dogana, entrambi in Piazza Amendola.
Il Palazzo Balestrieri è, senza dubbio, uno dei più belli e meglio tenuti tra gli edifici gentilizi avellinesi. Appartenuto alla famiglia Barecchia fino al 1752, fu acquistato dopo il pignoramento di tutti i loro beni, avvenuto nel 1836, dalla famiglia Balestrieri. Nei secoli il fabbricato venne più volte rimaneggiato e restaurato, fino alla fine del 1800 quando Nicola Balestrieri conferì all’immobile l’aspetto neo-rinascimentale che ancora oggi conserva.
Il Palazzo della Dogana è stato uno dei primi edifici sorti al di fuori della vecchia città di Abellinum, la cui struttura originale risale all’XI secolo. Fin dal Medio rappresentò un’importante polo per gli scambi commerciali della città, divenendo borsa merci e luogo deputato al mercato settimanale. Anch’esso fu riadattato nel corso dei secoli: sicuramente l’intervento più consistente è avvenuto durante il XVII secolo ad opera dell’architetto Cosimo Fanzago.
All’inizio del XX secolo, il Palazzo venne comprato da privati e adibito a sala cinematografica. Danneggiata prima dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e poi dal terremoto del 1980, la struttura subì violente perdite ma venne prontamente restaurata, fino a che l’incendio del 17 novembre 1992 le diede il colpo di grazia, distruggendone gli interni e lasciando in piedi solo le pareti perimetrali e la facciata.
Nella zona limitrofa al Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino incrociamo Palazzo Festa, Palazzo Greco, Palazzo Amoretti e Palazzo De Conciliis.
Palazzo Festa e Palazzo Greco sono due antichi stabili edificati da importanti famiglie avellinesi. Di Palazzo Festa non abbiamo una datazione certa relativa alla sua costruzione ma di certo esisteva già nel XVII secolo, visto che è attestato che il terremoto del 1650 provocò dei danni all’edificio. Secondo alcune ipotesi le origini della struttura vengono fatte risalire molto prima, tanto che si ritiene che al principio abbia ospitato un Convento.
Palazzo Greco presenta oggi una configurazione leggermente diversa da quella originaria poiché, intorno alla metà del 1700, con l’esigenza di ampliare la viabilità in quella zona, ne fu demolita una parte. Negli anni seguenti però, l’edificio si trovò ad inglobare porzioni o addirittura intere abitazioni limitrofe trovandosi, dunque, ben più grande di prima. Il palazzo rappresenta un bene prezioso per il paese: al suo interno si sono consumati i primi focolai del patriottismo avellinese, vi è stato ospitato Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, e vi sono conservati beni preziosi, raccolti nei secoli.
Palazzo Amoretti fu costruito nel XVIII secolo dalla famiglia Amoretti, ma già alla fine del secolo venne comprato dalla famiglia de Conciliis che nel 1891 lo cedette alla Camera di Commercio, che ancora oggi lo possiede.
Poco distante c’è il Palazzo De Conciliis, anch’esso sorto nel XVIII secolo, per volontà della famiglia borghese da cui prende il nome. Il palazzo è più noto, soprattutto agli avellinesi, come “la casa di Victor Hugo”: infatti l’edificio ha ospitato il noto romanziere nel 1808, giunto in città per seguire il padre. Anni dopo fu donato all’Amministrazione Comunale con l’obbligo di destinarlo a “Centro preposto all’assistenza della maternità e dell’infanzia”.
Proseguendo nella nostra passeggiata, vicino al conservatorio Domenico Cimarosa, troviamo il Casino del Principe. Voluto dal principe Camillo Caracciolo e costruito sul finire del 1500, era un tipico casino di caccia, circondato da un enorme parco ricco di piante e fiori esotici. Con gli anni subì ingenti danni e fu riqualificato e riconvertito in albergo, nel quale i viaggiatori diretti in Puglia potevano fare tappa. Successivamente venne utilizzato in molti altri modi finché, anche qui, non furono letali i danni del terremoto. Il Casino venne poi acquisito dal comune di Avellino, che si occupò del suo restauro.
Infine Villa Salomone, costruita da un’altra delle famiglie gentilizie che vivevano in città, e ormai ridotta quasi ad un rudere.
Il nostro lungo percorso tra gli edifici storici di questa città si conclude, sperando di aver suscitato in voi un po’ di curiosità…le ville e i palazzi d’epoca hanno molto da offrire alla vista e sono ricchi di storia, non resta che correre a visitarli!
1 commento finora
ciriaco iovineScritto il 2:14 pm - Mar 26, 2022
interessante ricerca sulle origini dei fabbricati storici della città’